Penelope

Sono diventata simbolo di fedeltà. Eppure i miei sogni mi tradiscono.

Certo, non ho commesso atti scellerati, come la sfortunata Clitemnestra, ma anch’io ho avuto dei pensieri non adatti a come mi raffigurano.

Il mare è così rumoroso, parla, grida. E mi ha portato storie di avventure, di mostri monocoli, di inganni, di maghe affascinanti, dee solitarie, compagni poco avveduto e giovani figlie di re.

Il mio Odisseo si è perso tra le trame di questa storia così strana, così fitta che lo allontanava da me. Ogni volta che tessevo, un’avventura lo travolgeva. Ogni notte in cui distruggevo, il mare lo allontanava da me.

E ho temuto di averlo perso, per sempre.

Questi giovani che banchettano nel mio palazzo alla fine non mi dispiacciono nemmeno. Sono ragazzi, la gioventù migliore di quest’isola. I loro canti, i loro giochi riempiono le stanze che altrimenti sarebbero vuoti echi di un’antica felicità.

Lo so, non sono pensieri che dovrei formulare, eppure…

Eppure ero triste quando l’aquila impietosa uccise tutte le mie oche.