Non molti amano il Controllore su questo treno, in realtà in nessun treno. È probabile che il nome non aiuti molto, dato che a nessuno piace essere controllato.
Tenere sotto controllo anime vaganti non è semplice, perché si rischia di cadere nello stesso abisso che si vede negli occhi di alcuni passeggeri. Il controllore incrocia per pochi istanti vite che non gli appartengono e non rispondere alle richieste d’aiuto che tacite lo raggiungono.
Il Controllore aveva già commesso degli errori quando era inesperto e la sua anima cercava di aiutare le sue simili. Ma quella donna, quella ragazza con il mare negli occhi e il dolore nella carne. E quando il dolore diventa parte dell’esistenza, viene trasmesso anche a chi sta vicino.
Lo stava trascinando e non verso un porto sicuro, ma verso il vuoto in cui la vita stava trascinando la ragazza. Non era riuscito a salvarla, ma aveva perso qualche cosa di sé.
E da quel momento si era ripromesso che a quelle persone non avrebbe chiesto altro se non il biglietto. Si era trasformato, si era nascosto come il paesaggio che invisibile sfrecciava al di là del vetro. Anche se talvolta era molto difficile.

