Passeggeri – Pt. 11 Controllore

Non molti amano il Controllore su questo treno, in realtà in nessun treno. È probabile che il nome non aiuti molto, dato che a nessuno piace essere controllato.

Tenere sotto controllo anime vaganti non è semplice, perché si rischia di cadere nello stesso abisso che si vede negli occhi di alcuni passeggeri. Il controllore incrocia per pochi istanti vite che non gli appartengono e non rispondere alle richieste d’aiuto che tacite lo raggiungono.

Il Controllore aveva già commesso degli errori quando era inesperto e la sua anima cercava di aiutare le sue simili. Ma quella donna, quella ragazza con il mare negli occhi e il dolore nella carne. E quando il dolore diventa parte dell’esistenza, viene trasmesso anche a chi sta vicino.

Lo stava trascinando e non verso un porto sicuro, ma verso il vuoto in cui la vita stava trascinando la ragazza. Non era riuscito a salvarla, ma aveva perso qualche cosa di sé.

E da quel momento si era ripromesso che a quelle persone non avrebbe chiesto altro se non il biglietto. Si era trasformato, si era nascosto come il paesaggio che invisibile sfrecciava al di là del vetro. Anche se talvolta era molto difficile.

Anime

Tutto è ricerca, affanno nel trovare una soluzione che scivola sempre troppo lontano. Come anime erranti, il cerchio vortica sempre più velocemente.

Le anime si rincorrono, si cercano e annusano. Intuiscono la presenza di uno spirito affine, ne sortiscono il fascino e cercano di raggiungere una chimera sorridente.

Per quanto si acceleri, per quanto si tenti, le anime vengono separate da un soffio sottile che ha il profumo di una primavera che si sta corrompendo in estate.

E la fuga continua, si interrompe per poi riprendere, con un affanno crescente e una paura sottile che si insinua.

Fuochi fatui

Piccole scintille che danzano nella notte. Verdi lampi che scivolano discreti tra alberi scuri.

Non abbiate paura, non sono spiriti malvagi. Non hanno la forza di fare del mare. Sono solo dei ricordi luminosi, lacrime versate negli ultimi istanti. Incorporei come sogni, inafferrabili come l’aria, rifuggono i viventi.

Ma se poteste solo avvicinarvi, riuscireste a sentire dei sussurri, un mormorio sommesso. Sono voci che hanno attraversato deserti, fiumi e monti. Continuano a raccontare la loro storia, per non cadere anche loro nell’oblio di se stessi.

Quella luce irrequieta che saltella da una lapide all’altra era un ragazzo. Neppure si è reso conto di ciò che stava succedendo, mentre correva urlando tra le braccia del nemico. I proiettili non hanno pietà dei giovani, non tremano nello spezzare una vita appena assaporata. Se ascolti puoi sentire il suo inno alla vita.

Là, invece, quello scintillio tremolante appartiene a una donna. Non parla, ma piange. Per anni, ogni giorno, è venuta qui, in questi campi, a salutare suo figlio, a raccontargli dei suoi fratelli. Di lei rimane solo un dolore infinito.

E quella fiamma era un uomo dai grandi ideali. Anche ora cerca di mantenere vivo il fuoco e declama i suoi credo. Ma nessuno lo ascolta. Qui tutti cercano di evocare di nuovo la vita.

Puoi vedere la giovane sposa, strappata al marito da un parto difficile, e l’uomo che ha galleggiato per miglia in mare prima di trovare riposo sulla terra. Trovi l’assassino che decreta la morte le sue vittime, gli assassinati che chiedono pietà, i condannati che maledicono il giudice.

Sono solo anime. Anime che non si sono rassegnate alla fine e che vagano sconsolate nell’oscurità.