Unghie sulla pelle

Sento questi artigli che scalfiscono la pelle lasciando profonde tracce, spaccature colme di sangue ribollente di passioni e di dolori. Unghie impietose su carne tenera. Il dolore esplode come stelle che si affacciano sopra a un deserto in una notte che non conosce nuvole.

Questo dolore può essere vita. È il dolore che racconta di un passato da raccontare e di un futuro da sognare. È il dolore che riempie le fenditure di lava cangiante per poi suturare le ferite con un filo troppo chiaro. Ecco i segni indelebili di unghie crudeli, che l’egoismo ha piantato nel cuore come se fossero dieci pugnali affilati.

Sete e fame, caldo e freddo, stanchezza ed euforia, godimento e tortura, soddisfazione e vergnogna. Gli stiletti scavano per lasciare cicatrici nascoste, ma capaci di rendere anche la pelle più delucata una corazza.

Ferite

Ferite che non si rimarginano, ma che rimangono vive, rosse e pulsanti.

Dolori che non scompaiono, ma anno dopo anno mutano, cambiano natura, magari per un attimo si affievoliscono, ma solo per tornare più mordenti nei momenti di debolezza.

Gocce di sangue che stillano dalle fessure, come rubini liquidi.

Piaghe invisibili, nascoste sotto spesse bende di serenità.

Sangue scuro, nero,viscoso, in cui nostalgia, inadeguatezza, paura, nostalgia, rabbia e dolore si mescolano creando un intruglio doloroso e corrosivo, che lascia lentamente dietro di sé striature ardenti e profonde.

Ferite che si imprimono nel cuore, che stringono i polmoni e tagliano le viscere.

Ferite che si infettano diventando sempre più profonde.

Ma non mostrarle mai, non lasciarle intravedere a nessuno. Debolezze dolorose che possono causare imbarazzi, che possono gettarti a terra.

Mille graffi

Mi ritrovo con mille graffi. Sul volto, sulle braccia. Un intrico di linee rosse sangue. Fili luccicanti, alcuni che scavano nelle profondità altri che rimangono in superficie. Alcuni nascosti, altri palesi. Alcuni inflitti volontariamente, altri che io mi sono procurata e altri ancora del tutto non voluti.

Guarda il solco profondo dei rammarichi e dei ripensamenti. Qui le piaghe di ciò che non riesco ancora ad accettare, delle mie debolezze e dei miei difetti.

Le unghie della solitudine hanno scavato piano ma inesorabili. Prima erano solo un fastidio, un solletico. Ora bruciano la carne.

Le parole hanno impresso lettere di fuoco nella carne. Magari frasi dette anni fa, che appartengono ormai al passato, ma che hanno lasciato la loro traccia. Piccole cattiverie rese taglienti per fare a brandelli il tuo corpo. O semplici discorsi che ti hanno fatto desiderare una vita diversa.

Ma anche oggi l’alba è sorta. Forza, nascondi i graffi e sorridi al mondo.