Multiforme – Pt 7

Sia chiaro, io non credo al destino. Se davvero esistesse una cosa del genere, pensate che potrei raccontarvi queste mie avventure? Di certo dovrei starmene in qualche cella umida a scontare il debito con la società. Un debito molto alto, secondo molti.

Ma a quel pranzo ebbi l’impressione che tra i commensali ci fosse anche la Beffa. Tra tutti gli avventori della nave, mi trovai a sedere spalla a spalla con il fratello del commissario McMiller.

Voi non lo conoscete. Probabilmente il vostro destino condannerebbe anche Hugh a marcire, se non in carcere, in qualche ufficio. Naso e mente fine, Hugh McMiller, qualità non apprezzate dalla maggior parte di chi ottiene posti di potere. E si dà il caso che il commissario sia stato anche il mio nemico più infido. Dicono che per capire la mente di un criminale sia necessario essere criminali allo stesso modo, e penso che Hugh rispecchi alla perfezione questa diceria. Di certo non assomigliava al suo corpulento fratello. Il commissario aveva un aspetto dinoccolato, secco con un colorito ceruleo, tendente al verdastro, regalo probabilmente dell’insalubre aria di Londra, ravvivato, però, da dei profondi occhi. Ebbi la sfortuna di condividere la stessa stanza solo una volta ed ebbi la certezza che lui sapeva. Sapeva tutte le malefatte che avevo fatto e che avrei compiuto. Mi sentì presi in trappola come una volpe, e come una volpe mi strappai a morsi un arto per poter fuggire. Quell’arto aveva un nome, Mary, e non venni mai a sapere che fine fece. Gliela diedi in pasto e poi cercai un modo per mettere un oceano tra me e quell’individuo.

Paul era fatto di tutt’altra pasta: assomigliava più alle sue vittime, i maiali, che agli altri umani, forse per la corporatura o per il colorito roseo. Di certo era vestito con gusto ed eleganza, elementi che il commissario sembrava disdegnare, e la sua risata rimbombava in tutta la sala, facendo girare alcuni commensali infastiditi da una tale zoticaggine. Ecco, Paul era un rozzo, arricchito, spiritoso uomo. Con il fratello condiva solo gli occhi, profondi e scuri come gli abissi marini.

“Tutto bene conte Mortimer?”

“Certo, solo un momento di stanchezza. Ma mi chiami Ulysses, Paul. Mi raccontava di suo fratello, giusto?”.

E quegli occhi mi stavano scrutando.

Sarebbe un disastro

“Insomma, ragionaci Agamennone, sarebbe un disastro se Achille si ritirasse dalla guerra. Non litigare come un bambino sei un re, e lui un semidio”.

“Fratello, taci, è proprio perché sono re che non mi posso permettere di sottostare alle richieste di un semplice guerriero. E poi ci siamo invischiati in questa guerra per tua moglie. Anche se non so se si possa più definire tua”.

“Un semidio la cui madre gode di qualche beneficio davanti a Zeus stesso, non un semplice guerriero. E non parlarmi in quel modo, ne va del mio onore”.

“E lui allora, per una schiava si ritira dalla guerra. Il tuo onore vale forse di più del mio? Dovevamo avere un guerriero che rifugge il campo di battaglia per suonare e cantare. E invece chi sarà l’eroe per antonomasia? Chi verrà preso a esempio come simbolo di coraggio e forza?”

“Eracle?”

“Menelao, a volte mi sembra che tu faccia lo stupido per fami perdere la pazienza. Achille, ovvio. Tutti riusciremmo a essere invincibile dopo un bagnetto nelle acque dello Stige”.

“Se vuoi ti ci accompagno, ma poi ti tuffi tu nel fiume infernale”.

“Pensi che molti si ricorderanno del tuo nome? Persino io, Agamennone, sarò più famoso di Menelao”.

“Sì, per uno stupido litigio. E perché anche tu hai problemi con la moglie, solo che Clitemnestra si lascerà prendere la mano e ti renderà molto famoso”.

“Che cosa stai blaterando?”.

“Solo di sogni che spero provengano dall’otre sbagliato sulle porte della casa degli dei”.

“Ti ripeto, sarebbe un disastro perdere anche Achille. Guarda chi ci rimane: Odisseo? Quello pensa tanto e fa poco. Aiace? Uno dei due? A parte qualche duello non mi sembra che possano risolvere questa situazione. Non mettere alla prova Achille, ti dico”.

“Se continui mi ritiro anch’io dalla guerra. Tutto per una moglie scappata”.

“Come osi?”

“Nega!”

“Zitto, stanno arrivando gli altri. Riprendiamo dopo”.