Consolazione

È da un po’ che mi sembra di essere in una giostra, anche piuttosto spaventosa. A volte si raggiungono picchi vertiginosi, altre si piomba in basso, rischiando anche di schiantarsi al suolo. Non è un bel segno, lo so bene. Non è nemmeno divertente, almeno per me. Ho come la netta sensazione che alcuni lo trovino soddisfacente, ma faccio finta di non vedere e di non curarmene.

Ci sono stati momenti in cui pensavo che tutto prima o poi si sarebbe sistemato, con un po’ di tenacia e perseveranza si risolve sempre tutto. Ma non è andata in questo modo. Sarà che ho commesso un po’ di errori e che odio i fronzoli che ora vanno tanto di moda.

Ho visto più porte chiuse che spiragli aperti. Ho pure cercato di sfondarne qualcuna. Risultato: lussazione della spalla e una certa rabbia. Sono convinta che prima o poi questa rabbia mi farà esplodere, quindi, se il fato, la fortuna o chi per esso non si decide a darsi una mossa, mi muovo io, sperando che almeno questa funzioni. Il gioco si sta dilungando, e quindi è ora di trovare la risoluzione.

O forse la risoluzione è sempre stata là davanti. E tutte le porte chiuse altro non erano che muri di un corridoio che portavano esattamente in quel punto. Ora basta solo fabbricare la chiave.

Carnevale

Maschere. Sorrisi dipinti, occhi vuoti, neri buchi che si aprono senza lasciar trapelare niente. Sorrisi dipinti, ghigni mostruosi. Caricature, trampolieri, gnomi, eroi, dei. Grida, risa, musica e strepiti. Danze, giri, rincorse.

Una giostra frenetica e sorprendente mi chiama, mi costringe a tuffarmi in un tafferuglio senza logica.

Ecco la tua maschera, tiene il tuo costume, copriti con una parrucca, truccati, cambia la voce. Vieni, danza con me, ridi bevi. Reggi il boccale, bevi l’inebriante nettare, lascia andare. Cambia la maschera, cambia compagno, sorseggia da questa ciotola.

E rimango ferma lì, incuriosita e spaventata. Oro e rosso luccicano ovunque, piume smeraldo, zaffiri, rubini, perle. Bagliori accecanti che commettono con il sole in persona. Troppi perché siano veri, troppo simili per distinguere i falsi.

Avanti, tuffati, seguici. Ridi con noi, mangia con noi. Baciaci. Non saprai più cosa sia solitudine.

Ascolta il violino impazzito, la cantante stonata, i tamburelli che non trovano tregua. Senti la nostra felicità, la pazzia del nostro inno.

Intorno a me solo maschere. Stupende, colorate, affascinanti come le piume di un pavone. Indosso la mia, la assicuro per bene e avanzo di un passo.