Conturbante

Dioniso è conturbante.

È quella forza che spinge un ragazzo ad arrampicarsi su un abete per vedere ciò che non gli è permesso. Senza usare parole convince una regina a scappare nei boschi, una madre a smembrare la sua creatura. Fa innamorare ragazzi e fanciulle, indica una via tanto desiderata quanto proibita.

Dioniso è conturbante.

È uno specchio che svela una realtà più vera di quella che riflette. Mette a nudo, toglie le maschere e demolisce le corazze. Indica le paure e porge i piaceri. Rende selvatici gli animali addomesticati, spezza le catene e libera le belve. E il suo passaggio lascia il segno, a volte rosso come il vino e il sangue.

Ma cosa succede quando a essere conturbante non è un’antica divinità persa nel mito?

Dioniso era un dio isolato. Se ne andava in giro con il suo carro trainato da pantere e con i suoi satiri. Nessun dio dell’Olimpo lo accompagnava.

Ecco, l’elemento conturbante ne condivide il destino, viene isolato, diventa simbolo di quel qualcosa che si vorrebbe negare. La morte, la malattia, l’istinto. Poteri che si ritengono addomesticati, ma che sono pronti a esplodere in una danza folle e incontenibile da menade.

Niente pantere, niente satiri. Solo una scomoda verità.