Guardare negli occhi di Persefone significa immergersi nel nulla, perdersi negli anfratti della morte e riemergere senza fiato in un mondo che non ha più calore. Guardare negli occhi di Persefone lacera l’anima, che ne rimane mutilata.
Sembrava di fissare un grande baratro quando il proprio sguardo incrociava quello della vecchia. Gli occhi azzurri, chiari come una lastra di ghiaccio, riflettevano vacui un mondo che non era quello terreno. Per questo l’avevano chiamata Persefone, anche se il suo vero nome si era perso nelle pieghe dei ricordi. Si diceva che chi fosse stato in grado di sostenere quel contatto avrebbe potuto scoprire il proprio futuro, il destino che gli era stato assegnato nel grande libro della vita. Altri sostenevano che si trattasse solo di una povera vecchia, un po’ persa, che aveva perso la vista nelle cataratte.
Ognuno osserva il mondo e lo interpreta a modo proprio. C’è chi vi intravvide una traccia di magia, chi un anelito divino e chi un tanto complesso quanto perfetto meccanismo. Eppure erano in molti a sostenere che la vecchia avesse dei poteri, anche prima di varcare la soglia del declino. Non parlava quella donna, e non si aveva memoria di mariti o figli, ma la sua sola presenza riempiva la stanza e faceva crollare nel silenzio anche il più logorroico dei narratori.
Persefone non aveva paura della morte, nonostante il suo futuro non prevedesse molte altre possibilità. L’avrebbe accolta come una compagna che finalmente la grazia con una visita tanto attesa. Aveva finito il suo gioco, era ora di andare.
Gli occhi vuoti di Persefone perseguitano i vivi, che tanto temono quelle perle nere incorniciate da un freddo mare di incertezza.