Vertigini

Le grandi altezze hanno sempre il loro fascino terrorizzante, tanto che questo ammaliante fascino ha un suo nome, vertigini.

Non ho mai amato le altezze, ho persino il terrore di salire le scale a pioli o quei ritrovati architettonici che prevedono la scomparsa dell’alza di un gradino. Eppure, tra le cose da fare prima che qualche malanno o qualche sfortuna me lo impediscono, la maggior parte coinvolge le vertigini, probabilmente perché la paura spesso nasconde un desiderio più grande.

Il desiderio di vedere da un’altra prospettiva un mondo che sembra troppo piccolo e che si racchiude sui suoi occupanti come uno scrigno geloso. O forse il desiderio di sentire il vuoto. Perché le vertigini alla fine sono questo, sono il vuoto che chiama, sono il corpo che si sente allo stesso tempo pesante come un macigno e leggero come una piuma. E queste sensazioni inebriano la mente, la spaventano e la paralizzano, con un miscuglio di sentimenti che zittiscono il semplice e selvaggio istinto alla sopravvivenza.

Forse, il selvaggio istinto alla curiosità e al pericolo può sconfiggere anche le inibizioni più consolidate.

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