Luc guardava il cielo ini continuazione, ogni volta che ne aveva l’occasione, anche quando parlava con qualcun altro. Da piccolo aveva visto dei punti multicolori che galleggiavano silenziosi. Non sembrano neppure muoversi, eppure lentamente avanzavano spinti dal calore del fuoco e dalla forza del vento.
Mongolfiere, gli aveva spiegato il padre.
Da allora Luc era diventato un cacciatore di mongolfiere. Ovunque fosse, in qualsiasi situazione si trovasse, sperava di intravvedere quei cesti sospesi nel vuoto, quegli impavidi giganti d’aria e calore che osavano sfidare il cielo e il vento.
Un giorno, pensava Luc, salirò sulle mongolfiere e vedrò il mondo intero piccolo come ossa di formica.
Le mongolfiere portavano i sogni di Luc in ogni angolo del mondo, e li sganciavano come fantasiose zavorre in terre lontane, che Luc poteva solo immaginare nelle sue avventure di bambino. L’uomo poteva volare, poteva starsene sospeso in alto e rimpiangere il suolo.
Intanto Luc non sa ancora se il suo desiderio verrà realizzato. Si limita a scrutare il cielo in cerca dei suoi sogni di ritorno da un’avventura esotica.
