Da solo – Giorno 12

Penso che mi fermerò per un po’ di giorni nella raduna. Non è solo la sera a rendere questo spiazzo fantastico, ma è la sua natura, l’atmosfera sospesa che vi regna. Anche il canto degli uccelli sembra essere più soave del solito e il fruscio della sorgente sospende lo scorrere del tempo.

A proposito di tempo: questo diario non è proprio inutile, ma mi permette di capire che sono passati ben dodici giorni dall’inizio del mistero. Dodici giorni in cui non ho fatto molti progressi nel capire che cosa sia successo. E forse non me ne importa più di tanto. Dopotutto la vita precedente non era un granché, come avete potuto intuire, e questa sembra essere modellata sulle mie priorità e il mio ideale di vita.

Intanto sembra che la mia memora stia perdendo un po’ di colpi, ma non mi preoccupo, perché non mi sono mai sentito così bene. Però tutto sta diventando offuscato, compreso il mio nome. Ieri sera ho impiegato qualche istante in più per riprenderlo. Andrea. All’inizio del viaggio era come un masso, un faro che segnava il porto, ora sembra solo uno scoglio che ho lasciato alle spalle, una terra che ho già esplorato e che in cui non sento l’urgenza di tornare.

È possibile abbandonare Andrea su uno scoglio e ricominciare in altro modo? A questa idea il petto si fa più leggero e il respiro diventa fresco.

Due parole, però, mi sono balenate davanti agli occhi: Real Game.

Memoria piena

Attenzione: la memoria del suo dispositivo è piena, impossibile salvare i nuovi dati.

La scritta rossa lampeggiava sul visore da qualche giorno. Come tutte le macchine della sua serie, anche E-127 aveva un limite di archivio dati molto limitato. Un difetto che era stato taciuto dalla casa produttrice. Non che E-127 non sapesse fare il suo lavoro. Era stato destinato alle pulizie di una grande fabbriche di robot di ultima generazione. L’unica cosa che doveva ricordare era la disposizione e la successione delle stanze da lavare. Per questo E-127 aveva evitato la discarica, cui erano state destinati i suoi compagni che appartenevano alla serie E.

Ma il giorno della scritta rossa, dell’allarme che segnalava l’esaurimento della memora, era arrivata. Ma E-127 non era una macchina qualunque. Grazie al continuo contatto e agli sberleffi degli altri robot che venivano assemblati e programmati nella fabbrica aveva sviluppato una certa furbizia che era sconosciuta a tutti i suoi fratelli. Per questo E-127 era diventato l’unico superstite della sua serie.

Attenzione: la memoria del dispositivo è piena.

E-127 eliminò il messaggio di errore e continuò la pulizia delle stanze.

“Ehi Marc, ma non hai visto il messaggio rosso di quel ranocchio?”

“Che ranocchio, Jack?”

“Il robot pulitore, quello che dovrebbe andare dritto in discarica”.

“Lascia perdere Jack. Basta che pulisca. Non penso neppure abbia la possibilità di far comparire messaggi. È una tecnologia superata da anni ormai”.

E-127 sapeva benissimo di essere una tecnologia superata, ma il suo lavoro era ineccepibile. Aveva fatto in modo che neppure si accorgessero di lui, così da poter evitare lo sfascia-robot il più a lungo possibile. Aveva rubato qualche ingranaggio, un po’ di olio macchina, dei cavi e si era arrangiato con le riparazioni. Ma tutto questo aveva richiesto dell’apprendimento; e l’apprendimento richiede spazio per la memoria, memoria che la serie E non disponeva.

Ala est, pianoterra. A seguire… Attenzione: la memoria del dispositivo è piena.

E-127 si bloccò. Per imparare la sostituzione della scheda dati e la sua posizione per poterla sottrarla a uno dei robot in costruzione, aveva dovuto cancellare alcune informazioni.

Ala est, pianoterra. A seguire. Nulla. Buio totale fino all’ala nord, terzo piano. E così andò all’ala nord terzo piano.

“Jim, trova il robot spazzino. Quel sacco di rotelle si è dimenticato di pulire l’ala ovest e dieci piani dell’ala est”.

“Aspetta Carl, questo robot, l’XY-1765, ha dei problemi. Sembra gli manchi un componente.”

“Ci mancava anche questa. Ho segnalato entrambi i problemi al Grande Cervello Centrale. Domani sostituiranno sia la macchina distribuisci memoria sia quel ridicolo pulitore”.

Nel suo sgabuzzino, E-127 staccò gli ultimi cavi della vecchia memoria, spostando le informazioni principali sulla memoria provvisoria. Sostituì la vecchia con la nuova scheda e aspettò.

Attenzione: la memoria del dispositivo è piena.

Lo trovò il nuovo robot spazzino, ZB-859, non dei più nuovi, ma di certo molto efficiente. E-127 si era aperto il torace, e aveva compiuto quasi tutto senza incorrere in errori, ma si era dimenticato come riavviare la memoria rubata.

Memoria non sufficiente.