Euridice

La mia corsa mi ha portato alla morte. Orfeo, non pensare più a una ninfa che non potrà mai più ascoltare la tua musica. Il colpevole è quel serpente velenoso nascosto tra l’erba. Destino beffardo il mio: molte ninfe sono diventate costellazioni, io sola sono precipitata in questa notte senza stelle. Gli occhi sono diventati ciechi, e la mia bocca può pronunciare solo un nome, quello del mio amato Orfeo.

Mia amata Euridice, il buio è calato sui miei occhi. Mai più potrò ascoltare la tua voce, mai più godrò della tua risata. Un serpente ti ingannò, e ora non sei che ombra muta nel Tartaro. Nel mio canto riecheggia una sola parola, il tuo nome, mia adorata Euridice. Se solo potessi scendere e pregare la dea della morte, Persefone, che ha conosciuto il calore del sole, e il dio degli inferi, Ade, che ha amato la vita, potrei riportarti in vita. Il mio canto smuove anche i cuori che non palpitano più.

Luogo terribile gli inferi, Orfeo Mi tormentano ancora le tue note, sento la lira rieccheggiare nel buio senza fine. Anche tu hai seguito le mie orme? Mio amato Orfeo, che gli dei non vogliano! E se davvero sei tu che spargi questo caro suono, perché non ti volgi? Perché non mi parli? Io non posso che seguire quest’uomo senza volto, come un serpente ammaestrato segue la melodia del suo incantatore.

Ai mortali non è concesso scendere vivi in questo regno, ai morti non è consentito riemergervi. Ma è stato Ade a concedermi questo onore, è stata Persefone a darmi questa possibilità. Gli occhi umani non possono vedere il mistero dell’oltretomba, e quindi non dovrò voltarmi, non potrò sorridere alla bella Euridice finché non usciremo finalmente da questo labirinto sotterraneo. Seguimi, Euridice, seguimi e non abbandonarmi ancora.

Non è il sole quello che vedo? Certo, tu sei Orfeo, ora ti vedo in volto, amore. Ma agli spiriti non è concessa una seconda occasione. Addio Orfeo.

Euridice, come un sogno sei scomprsa. Euridice, come aria ti sei dissolta. E io, dannato, invoco lo stesso destino.