Il fabbricante di bambole – Pt. 5

Faber se ne stava in cabina rimirando la vecchia bambola appartenuta a Eleonor. La fanciulla aveva sempre sognato di vivere avventure mozzafiato, di uscire dal villaggio in cui era nata. Il fratello era molto meno propenso, invece, ad abbracciare l’ignoto e molto più a suo agio tra le vie conosciute del piccolo villaggio. Dopotutto era il mondo che veniva a bussare alla sua porta grazie al talento che aveva nel fabbricare bambole. Eppure, per quanto riuscisse sempre a soddisfare le esigenze della clientela, non era mai soddisfatto e riteneva quella bambola rappezzata il vero capolavoro. Dopotutto, era proprio grazie a quella bambola che poteva vantare il suo talento.

“Emergere dalla massa può portare delle attenzioni non volute. Magari persino dell’invidia” Nestor era entrato nella cabina senza annunciarsi, come suo solito. Sembrava si sentisse il padrone della nave e che cercasse in tutti i modi di far parlare il taciturno passeggero.

“Quindi è stata l’invidia a portarmi su questo pezzo di legno? Potevano tagliarmi direttamente una mano: avrebbero risparmiato tempo e avrebbero ottenuto comunque il loro fine” osservò Faber.

“No, il lavoro è vero, nel regno in cui vivo nessuno si sognerebbe mai di fare del male a un artigiano con una dote così particolare. Nel tuo, invece, non ci giurerei. Giravano strane voci: tu saresti un pazzo e le bambole un’opera del diavolo”.

Faber conosceva bene quelle voci, e non le biasimava nemmeno. Il primo ad avere paura delle bambole era stato lui stesso e quando guardava una delle sue opere finite spesso sentiva un antico brivido corrergli lungo la schiena. Forse era per quello che, una volta terminate, riponeva immediatamente la creazione al sicuro in una scatola di legno imbottita di ciuffi di lana.

“Non le piace parlare” disse Nestor.

“Si sbaglia” lo corresse Faber “Mi piace parlare. Non mi piace parlare di me. Sa quando questo viaggio terminerà?”

“Non manca molto, già domani dovremmo esserci. Il mio signore non vede l’ora di vedere le sue creature. E la principessa pure”.

Il fabbricante di bambole – Pt. 4

“Eleonor?” Faber si sentiva confuso e tramortito, come se qualcuno lo avesse colpito alla testa. E dal dolore che provava, sembrava proprio che avesse ricevuto un bel colpo. Tentò di aprire gli occhi, ma ci mise un po’ a mettere a fuoco il volto dello straniero, che lo guardava con un sorriso compiaciuto.

“Ogni promessa è debito. Benvenuto nella nave regale, che la porterà nel regno da cui provengo”.

Faber non riusciva a capire. O meglio, non voleva capire.

“Mi ha rapito?” chiese.

“No, no” osservò l’altro con una nota offesa nella voce “L’ho ingaggiata, è ben diverso. Lei sarà il fabbricante di bambole di corte, almeno per un certo periodo. La pagheremo profumatamente per l’esclusiva, va da sé. Lo consideri un soggiorno all’estero, una pausa dallo squallore quotidiano”.

“Squallore? Io non ho mai accettato. E che ne sarà di mia madre? Mi servono anche i miei strumenti, non posso lavorare senza”.

“Di sua madre non si deve preoccupare. Gli strumenti sono stati imbarcati assieme a lei. Abbiamo portato tutto ciò che era presente nel laboratorio. Compresa questa vecchia pezza che dovrebbe essere una bambola. Che non le venga in mente di fare un obbrobrio del genere per le nostre clienti”.

“Me la dia, quella non è in vendita e non è nemmeno un argomento che le interessi”.

Faber si rialzò anche se le gambe erano ancora malferme e uscì dalla cabina. Aria di mare e una distesa senza fine di acqua gli vennero incontro. Eleonor sarebbe stata così contenta di vedere il mare. E invece non era andata oltre la raduna in mezzo al bosco.

“Chi è Eleonor? La chiamava durante il sonno” chiese il forestiero.

“Nessuno che le possa interessare. E lei, ha un nome o si limita a rapire la gente in anonimato?”

“Ho un nome”.

Faber sbuffò: quel tipo si stava divertendo a sue spese. “E quale sarebbe?”

“Nestor, Consigliere della Corona, per servirla” e fece un ampio inchino.