Prigione

Mi avete imprigionato, costretta in questo spazio angusto. Non ho altra scelta se non rimanere qui, chiusa in questo cerchio.

Cerco altri simili miei, ma non li trovo. Cresco, mi allungo, ma questo posto è troppo piccolo. A poco a poco costruisco sotto di me un labirinto di sottili e delicati capillari, che si incrociano fra loro, si annodano, assorbono, si nutrono.

A volte ciò che mi date non mi basta. Tuttavia non posso, non riesco a fuggire. Nessuno sente i miei aiuto.

Tendo le braccia verso il cielo, là dove non ho alcun limite. Però voi subito intervenite, mi rincomponete, mi ripulite, mi mettete di nuovo in ordine. Arrivate persino a togliermi i figli che voi considerate superflui.

Mi avvolgete per tenermi al caldo, perché la vostra egoistica stupidità ha deciso di farmi vivere in un luogo che mi è esteraneo. La vostra acqua è strana, il vostro cibo sintetico. Mi negate persino la compagnia degli insetti.

E io mi ribello. Infrango le mura in cui mi avete racchiuso, cerco ogni fessura, cresco, mi innalzo. Vi sfido in silenzio per ricordarvi che c’è una forza più potente di voi.

Finché non passano gli anni, e io non mi irrigidisco. I miei fiori si fanno più radi, le mi radici più stanche. Il sole non mi scalda, la linfa non mi sazia. È inutile che mi cambiate la prigione. Questa terra per me è ormai sterile.