Tempo di mostri e di storie

È arrivato il momento che vi racconti di un tempo lontano, in cui la fantasia non veniva derisa, in cui il soprannaturale era all’ordine del giorno. In cui gli elfi abitavano i boschi, i nani scavavano cunicoli nel ventre delle montagne, i demoni tentavano gli innocenti e le fenici rinascevano dalle ceneri. Un tempo in cui una semplice svista aveva il potere di trasformare un serpente in mitica creatura.

Ebbene, in questo passato senza tempo, viveva una fabbro. Non era un eroe, era un semplice uomo, come tutti noi. Non era neppure particolarmente conosciuto, ma conduceva una vita tranquilla. Nel suo petto dimorava, però, la voglia di dimostrare al mondo quanto valesse. In ogni cosa mettesse mano, cercava di dare il meglio: i suoi campi erano sempre in ordine, la sua casa curata. Nelle opere che realizzava metteva anima e corpo, sia che dovesse semplicemente ferrare un cavallo sia che dovesse realizzare qualche ornamento per allietare i sognorotti locali.

In effetti chi ricorreva ai suoi servigi, ne rimaneva favorevolmente colpito. Tuttavia la sua vita rimaneva invariata: non c’era donna che lo amasse, non c’era amico che lo ascoltasse, non c’era signore che lo elogiasse. Ogni giorno uguale a se stesso, sempre a faticare, ad affannarsi alla ricerca della perfezione o della svolta. Ma non era mai abbastanza.

Badate, non era un uomo malvagio. Tuttavia la sua integrità iniziò a sgretolarsi, come argilla troppo seccata al sole. Si crepò, si ruppe, divenne polvere. Queste crepe di solitudine si indurirono e formarono una corazza che neppure la spada più affilata o la freccia più accuminata sarebbero riusciti a scalfire.

Un giorno vide un menestrello. Stupendo nei suoi vestiti sgargianti. Una voce da usignolo, delle storie fantastiche sempre a disposizione. Il seguito di ammiratori era sempre molto nutrito. Chi mai avrebbe fatto caso al fabbro sudato e solitario. Una tristezza rancorosa emerse, tingendo di nero quelle scaglie impenetrabili.

Vide donne impazzire per uomini senza virtù, e uomini cambiare compagna repentinamente. Nessuna, però, lo degnava di una minima attenzione. Vide persone sperperare beni senza ritegno, mentre lui nella sua casa, si chiedeva se sarebbe riuscito a campare dignitosamente. Sentì elogi destinati al menestrello, al buffone, alla dama civettuola.

E a furia di ingoiare delusioni, in grumo di fuoco si formò nel suo petto, tanto caldo da poter sciogliere il ferro che lavorava..

Un giorno si specchiò e vide le scaglie, color pece e le lingue di fuoco. Non si riconobbe ed ebbe paura. Voleva scappare, ma come?

Fu allora che gli spuntarono le ali. Non colorate e piumate, ma pesanti, fatte di membrana, dotate di aculei.

E si alzò in volo, carico di livore, finché non trovò un monte cavo in cui sfogare la sua ira.