La solitudine delle stelle

Viste da quaggiù sembrano un enorme storme di lucciole che viaggiano lentamente e che festeggiano nel cielo. Tremono, si dispongono in gruppi, disegnano, raccontano perfino storie di fughe precipitose e di cavalli alati. Le stelle sono compagne benevole di un’umanità che si sente troppo ancorata al suolo.

Eppure, cambiando prospettiva, quel branco si disgrega, ogni luce diventa un ammasso di fuoco, che neppure indovina la presenza di altre stelle. Continua la sua strada verso l’esplosione, inconsapevole di far parte di un gruppo.

Così splendenti, ma così lontane, sono le voci delle mille possibilità e dei milli sogni che dimorano nell’universo.

Navigare tra le stelle

Raccontano fatti che sembrano essere sogno, visioni di una mente fantasiosa.

Ho sentito di un marinaio stanco del mare. Quella distesa liquida, volubile e instabile, gli era venuta a noia. Avrebbe voluto valicare quell’orizzonte che sfumava nel cielo terso. E i giorni che passava tra le onde divennero sempre più lunghi, malinconici, pesanti. Voleva cambiare, voleva scoprire gli oceani celesti.

Dicono che ci sia del vento nell’universo. E dove c’è vento, pensò il marinaio, si può sempre navigare. Costruì con le sue mani una nave e con pochi intrepidi la mise in mare. Approdò in un’isola strana, abitata da animali singolari, cani, uccelli e maiali dagli occhi umani, e da una donna, magnifica e terribile. Dicevano fosse una dea. Le chiese come fare a valicare il confine del mondo, quel limiti che aveva sempre davanti a sé e che mai avrebbe raggiunto.

Fece esattamente ciò che quella donna gli aveva detto. In una notte senza nubi e senza vento salpò. Sotto la nave il cielo era diventato uno specchio, e rifletteva le costellazioni i pianeti, le stelle lontane. E gli sembrò di volare.

Vide la sfera infuocata del sole, che girava su se stessa. Vide i pianeti che erano attratti come falene da quella massa incandescente. Spiegò le vele, che subito si gonfiarono. E passò tra galassie nebulose, meteoriti impazziti, schivò meteore e comete. Raggiunse la stella più luminosa nel cielo, e scoprì che era solo un enorme masso che vagava nell’universo.

Si spinse oltre, raggiunse pianeti mai visti, desolati alcuni, altri con della vegetazione o con delle creature. Non si fermò, perché voleva procedere, voleva sapere. E così solcò il cielo passando tra le case dello zodiaco, e scoprì l’inconsistenza di quegli animali celesti.

Ascoltò la sinfonia dei pianeti, e il silenzio assoluto, così totale da farlo quasi impazzire. La sua mente non avrebbe mai concepito un’assenza del genere. Vide enormi e fameliche voragini che tutto ingoiavano. Vide piccoli meteoriti che trivellavano grandi globi.

Chiuse gli occhi, li riaprì. E si trovò sulla sua nave. Dal cullare tranquillo si rese conto di essere di nuovo sul mare. All’orizzonte uno spiraglio di luce intimò alle stelle di scappare.

Ammainò le vele e si diresse piano verso l’orizzonte.