Cosa faresti se avessi le ali?
Mi librerei alto in cielo, così in alto da sentire la pelle bruciata dal sole. Vedrei città ridotte a piccole macchie luminose. E gli uomini ridotti a una misera massa brulicante, come formicaio scoperto ed esposto alla luce del sole. Anche l’uomo che si crede un gigante diventa un essere ben misero da quell’altezza. Supererei le montagne, scavalcherei i dirupi, planerei sul mare, lasciando che la schiuma leggera schizzi sulla pelle.
Cosa faresti se avessi le pinne?
Sprofonderei tra gli abissi del mare per visitare i regni subacquei nascosti a tutti. Vedrei esseri inconsistenti, che lasciano dietro di sé una leggera scia luminescente, e creature orribili, dai denti aguzzi che addescano le proprie vittime con dei lumini fasulli. Promettono loro il sole sconosciuto per poi dar loro ala morte, il buio più profondo. E non sentirei più il vociare garrulo e fastidioso, le grida vane, il rombo arrogante.
Cosa faresti se fossi lombrico?
Scaverei le viscere della terra per diventarne un tutt’uno, ne assaporerei le zolle, godrei della sua umidità sulla pelle. Visiterei gli abitanti invisibili e ciechi mentre scavano un complicati labirinto sotterraneo. Ogni giorno mi sentirei al sicuro nel ventre del mondo.
Cosa faresti se fossi mare?
Sperimenterei la violenza. Dalla calma piatta mi gonfierei e mi abbatterei sulle coste senza pietà. Porterei via tutto ciò che ostacola il mio cammino, alberi, animali, uomini, case. Con costanza ridurrei in sabbia possenti montagne.
E se fossi fuoco?
Proverei la rabbia di essere addomesticato. Proverei a varcare quei confini, a crescere senza limiti. Saprei cosa sia la paura e la distruzione. Non avrei pietà.
E umano?
Cercherei di sopravvivere, di essere uccello, pesce, verme, mare e fuoco. Cercherei il mio instabile equilibrio.