Il fabbricante di bambole – Pt. 12

Forse Nestor aveva esagerato un po’ con la descrizione della principessa. Non era una creatura comune, e non era nemmeno la bambina che Faber si immaginava. In effetti anche Nestor non avrebbe potuto descrivere con esattezza la natura ineffabile della principessa di Ipnia. D’altronde, tutto a Ipnia era soggetto a un mutamento che nel mondo reale è completamente sconosciuto.

La principessa talvolta si trasformava in fanciulla per correre tra i prati, altre preferiva volare con aspetto di farfalla per assaporare al leggerezza e la forza del vento, altre ancora si lasciava scivolare nell’acqua come un delfino pronto a godersi la spuma delle onde. Per alcuni era una giovane che sorrideva, per altri una donna dagli occhi scintillanti.

Ciò che Nestor temeva, era che Faber riversasse sulla principessa i ricordi di Eleonor. Il disegno di fata e la bambola che ne era derivata lasciava pochi dubbi a riguardo. Per quanto Faber non sembrasse esserne pienamente coscienza, facendo la conoscenza della principessa, si sarebbe pericolosamente avvicinato alla realizzazione del suo sogno più profondo: rivedere, sentire ancora una volta Eleonor.

E questo avrebbe portato Faber alla pazzia.

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Alla ricerca dell’errore

Ho sempre avuto la convinzione che, quando qualcosa non riusciva ad andare per il verso giusto, tutto dipendesse da un errore. Bastava semplicemente individuare quel punto fallace, per risolvere la questione e raggiugnere l’obiettivo.

Questa teoria ha funzionato raramente.

In effetti, quasi tutte le mie convenzioni non hanno mai funzionato benissimo. Erano più che altro castelli stupendi privi di fondamenta: al primo assalto della vita, venivano rasi al suolo senza alcuna pietà. Non sempre me ne rendevo conto subito, poiché continuavo a visualizzare quella costruzione ormai divenuta irreale, e a pensare che continuasse a reggere bene.

Errore e duro lavoro erano le chiavi per il successo. Errore da risolvere con il duro lavoro, per essere più precisa. Piccolo problema: il duro lavoro non sempre viene ricompensato, e l’errore non è così facile da individuare.

Se solo riuscissi a capire dove si trovi questo maledetto errore, potrei ricostruire il castello. Magari, questa volta, con le fondamenta.