Forse Nestor aveva esagerato un po’ con la descrizione della principessa. Non era una creatura comune, e non era nemmeno la bambina che Faber si immaginava. In effetti anche Nestor non avrebbe potuto descrivere con esattezza la natura ineffabile della principessa di Ipnia. D’altronde, tutto a Ipnia era soggetto a un mutamento che nel mondo reale è completamente sconosciuto.
La principessa talvolta si trasformava in fanciulla per correre tra i prati, altre preferiva volare con aspetto di farfalla per assaporare al leggerezza e la forza del vento, altre ancora si lasciava scivolare nell’acqua come un delfino pronto a godersi la spuma delle onde. Per alcuni era una giovane che sorrideva, per altri una donna dagli occhi scintillanti.
Ciò che Nestor temeva, era che Faber riversasse sulla principessa i ricordi di Eleonor. Il disegno di fata e la bambola che ne era derivata lasciava pochi dubbi a riguardo. Per quanto Faber non sembrasse esserne pienamente coscienza, facendo la conoscenza della principessa, si sarebbe pericolosamente avvicinato alla realizzazione del suo sogno più profondo: rivedere, sentire ancora una volta Eleonor.
E questo avrebbe portato Faber alla pazzia.