A cavalcioni sulla luna due piccoli individui osservavano curiosi quel minuscolo frammento di universo in cui batteva un debole cuore.
Al centro una massa di fuoco imprimeva a ciò che le stava attorno un moto rotatorio. Tutto era in equilibrio perfetto affinché nessun pianeta collassasse sull’altro o venisse ingoiato da fulcro o scappasse alla ricerca di un’altra stella. Certo, in passato questo equilibrio non esisteva e c’erano stati eventi catastrofici. Le cicatrice del piccolo sasso su cui si trovavano ne erano la prova. Era un equilibrio temporaneo e fragile. E per questo così affascinante.
Uno dei cavalieri lunari indicò il pianeta più vicino, attorno al quale stavano girando loro stessi. Un globo azzurro, con vaste aree colorate di verde o ocra, striato da nubi bianche che creavano dei complessi disegni.
“Guarda” disse al compagno additando alcuni singolari agglomerati di luci che trapuntavano quelle terre. Da lassù sarebbe stato possibile disegnare una mappa di costellazioni terrestri, di nebulose artificiali. Ma tutto mutava troppo velocemente perché potesse essere fissato su una qualche superficie.
Era proprio là che pulsava il piccolo cuore pieno di vita.
“Immagina”, continuò “laggiù si muovono migliaia bipedi. Da qui non sono neppure visibili, ma la loro impronta è evidente. Sono capaci do grandi azioni, nel bene e nel male. Sono curiosi, ingegnosi. Tuttavia il loro egoismo li spinge spesso a lottare fra loro, a infliggere danni alla loro stessa terra, a sterminare le altre creature. Alla saggezza, al rispetto e alla pietà a volte preferiscono l’odio e la rabbia. Alla fin fine quel posto non è tanto diverso da questo satellite su cui siamo seduti: un lato è caldo, rassicurante, luminoso, l’altro è oscuro, ostile, freddo. Se questa natura prende il sopravvento allora quegli esseri diventano mostri.”
Il cavaliere che sembrava più giovane si girò e indicò un pianeta rosso, splendente, certo, ma desolato. “Dicono che sia il passato, che una volta anche su questo ci fosse dell’acqua. Forse sarà anche il loro futuro. Da quest’altro pianeta, invece, si alzano vapori venefici. Forse sarà questa la loro speranza”.
Continuano a guardarsi attorno: globi colorati, uno anche dotato di detriti che sembravano rincorrersi in una fuga senza fine, sfere gassose, piccole, grandi, liquide.
Il giovane tornò a guardare la terra “Usciranno mai da questi loro confini?” “Magari, un giorno. Ora, però, è tempo di andare. A vedere questo piccolo pianeta mi è nata una nostalgia di casa”.
Si alzarono e scomparvero nel nulla.