Da solo – Giorno 9

Ma è davvero importante capire per quale strano fenomeno io sia finito in questo posto? Prima di risvegliarmi con il rumore delle onde nelle orecchie e la sabbia tra le mani, non ero soddisfatto della mia vita, non del tutto, almeno. Dopo il tradimento di Clara ho pensato più volte di scappare. Non sarebbe bello avere una seconda occasione, ricominciare da capo? Avrei rassegnato le dimissioni, me ne sarei andato da un ufficio dove c’era più falsità che umanità e avrei cambiato città. Ottimo progetto, certo: ma cosa avrei fatto? Non saprei.

Vi lascio per seguire questo fiume: anche lui non sembra avere le idee chiare su come far procedere il suo corso.

Questa escursione è andata meglio del solito: ho trovato un frutto che sembra essere commestibile e, data l’assenza di esseri parlanti, non sembra essere velenoso. O non starei qui a scrivere. Non si sta così male in questo posto. La temperatura è mite, anche di notte riesco a resistere senza desiderare intensamente una coperta. Forse devo pormi meno domande e accettare quello che è successo. Forse è questo il cambiamento che tanto desideravo.

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Da solo – Giorno 8

Prima di ripartire, permettetemi una riflessione. Non riesco proprio a capacitarmi del motivo per cui Clara e nonna tornino a perseguitarmi. Certo, avrete notato che nessuna delle due mi ammiri più di tanto. Clara lo ha dimostrato con i fatti, talvolta con le parole. All’inizio penso che fosse attratta proprio dal mio essere senza difese, una preda che proprio non riesce a diventare un predatore, nemmeno davanti a pericoli mortali. E nonna, come mamma, è stata delusa da qualche mia decisione: avrebbe voluto un leone, e si è trovato con una gazzella.

E ritorniamo nello zoo. Prima di perdermi nell’intrico degli animali e ricevere un altro agguato, meglio che parta per scoprire come poter sopravvivere a questa maledizione.

Finalmente è arrivata la sera, senza altri particolari incontri. D’altronde chi altro potrebbe apparirmi? Mio padre non ne sarebbe capace, come me non è capace di mostrare altre facce che non sia la quella che ci ha riservato madre natura. E di amici, non è che ne abbia molti. Forse potrebbe apparirmi il mio capo: visto che non sono riuscito a portar ea termine il viaggio di lavoro, probabilmente si presenterebbe come un coccodrillo pronto a staccarmi la testa.

A proposito, sto ancora cercando di ricostruire i fatti. Mentre stavo camminando tra i cespugli, mi è balenato un ricordo, forse il più recente rispetto a questa stramba avventura. Anche in questo caso ero perso, proprio come ora, anche se non in un bosco. Perso perché Clara non era con me a sostenermi, perché il viaggio di lavoro si sarebbe concluso con un cliente da conquistare, a cui il capo teneva particolarmente e perché, se avessi fallito, sarei rimasto senza lavoro. Un lavoro che, oltre tutto, odiavo.

Per questo avevo deciso di fare una pausa durante il viaggio. Altro problema: non ho la minima idea di dove io mi sia fermato.

Da solo – Giorno 7

È ufficiale: sto impazzendo. A parte che questa storia degli animali deve smettere: meglio tornare a rivolgersi a un pubblico silente e senza volto, senza forma, e, soprattutto, senza pelo, artigli, ali e zampette. Senza offesa, ovvio, ma i miei lettori sono molto più discreti. Magari è questa strana pianta che sparge attorno spore venefiche. O quest’erba così strana. Non ho mai visto piante del genere.

In ogni caso, lasciando la botanica a parte, ho alcuni aggiornamenti per voi.

Dalla comparsa della lucciola parlante sono passati un po’ di giorni. Scusatemi, ma non avevo voglia di avere interazioni, per quanto fittizie, con alcun essere vivente. Ho continuato, però, il mio viaggio, mi sono inoltrato tra gli alberi, e ho finalmente scovato la fonte del gorgoglio. Si tratta di un fiumiciattolo che si snoda con un percorso piuttosto tortuoso tra le radici della vegetazione. Non avendo particolari programmi per il futuro, ho deciso di seguirlo, per vedere la risorgiva. Magari riesco a capire meglio cosa sia questo posto, se un’isola, un continente, un’allucinazione.

L’acqua non è più un problema, quindi. Il cibo rimane una questione da risolvere. Nel fiume sguazza qualche pesce, ma non ho né i mezzi né le capacità per pescarlo. A mani nude non se ne parla, costruire una canna da pesca mi sembra altrettanto surreale. Mai fatto una cosa del genere, sono un uomo di appartamento, poco avvezzo al tema sopravvivenza. Ho visto degli animaletti aggirarsi, probabilmente dei roditori, ma sono più scaltri e più veloci di me, quindi nulla da fare.

Magari devo solo aspettare di avere più fame: a quel punto le mani comanderanno meglio del cervello.

Come è andata oggi?

Come è andata oggi?

Come vuoi che sia andata? Come al solito, no?

Non ho mai capito che cosa volesse dire “Come al solito”. Ogni giornata, per quanto ripetitiva, non è mail uguale a quella precedente. Persone che cambiano, eventi che mostrano sfumature diverse, piccole variazioni che rendono ogni passo unico.

Eppure ci sono momenti in cui non sembra succedere alcunché, e i giorni assumono le sembianze di una catena formata da anelli uguali e monotoni o di una carovana che si allunga in un deserto di noia sotto un cielo sgombro di fantasiose nuvole.

I gesti si ripetono, le parole si susseguono come seguendo il copione di uno spettacolo che, alla fin fine, ha un solo un attore che fa anche da spettatore. E se la noia affonda, sta a quest’ultimo variare qualche virgola. Si sa, che a volte un punto spostato può mutare il senso di una storia intera.

Non mi è piaciuto

No no, proprio non mi è piaciuto.

Buonasera a te. Cosa non è stato di tuo gradimento? Il cibo?

Qualche tuo post minaccioso.

Minaccioso, addirittura. Però, pensaci bene: sarebbe stata l’occasione buona per riposarti un pochino, ignorare i pesci tropicali.

Calma, chi ha detto che ho bisogno di riposo? E poi anche quei buffoni di tropicali hanno perso il loro colore. Pensi stiano male?

Niente di mortale per ora. È un periodo difficile per tutti, anche per loro. Non tutti sono resistenti come te.

Lo so, anche se ultimamente ho perso un po’ di scaglie anch’io. Cambiando argomento: ci troviamo sempre allo stesso punto, vero?

Purtroppo sì. Il cerchio si è ripetuto.

E ora?

Tu diresti sblurp

Sblirp!

Eccoci

Bene bene, eccoci in un anno nuovo di zecca. Abbiamo lavorato tutti questi giorni per ritrovarci di nuovo nella casella numero uno. Ma più che un cerchio, ci troviamo in una spirale, una vite di Archimede che gira senza fine in pozzo mal illuminato.

Odio i propositi di inizio anno, o, forse, invidio chi riesce a farli, un po’ di più chi riesce a mantenere fede alle promesse. Personalmete non riesco mai a capire cosa chiedere a gennaio, se non che apra le porte a un anno con qualche soddisfazione in più, e qualche caduta in meno. E non parlo solo di cadute metaforiche.

Forse dovrei chiedergli un briciolo di ottimismo, visto che il signore di rosso vestito se ne è sempre dimenticato.

Cosa dici? Di provare con la vecchis signora di settimana prossima? Dalla regia mi dicono che abbia qualche problema.

In ogni caso mi sembra che anche tu sia uno scaricabarile di professione.

Tutti in carrozza – Pt. 24

Ad Andrea piaceva viaggiare, piaceva stare sul treno. Nulla lo poteva ferire in carrozza, se non forse una bella strega dai sogni più grandi della sua stregoneria. Era sospeso tra il passato conosciuto e odiato, e un futuro di cui non poteva indovinare neppure l’aspetto.

A Ivonne viaggiare non piaceva granché, forse perché non le piaceva essere sospesa o fuggire. O forse perché era consapevole che Luis, il marito, aveva molte conoscenze che avrebbero potuto fermarla.

L’ultimo tratto di viaggio fu silenzioso. Andrea guardava fuori dal finestrino e saltava terre sconosciute, ma più familiari di un continente di cui aveva solo letto. Ivonne sognava un mondo in cui le streghe non esistessero.

E il tempo passava scandito dalle ruote del treno.

Riflessioni chiuse in una boccia

Non mi sembra molto rassicurante questo titolo, sblurp. E perché le mie bolle sono ancora oblique? Non puoi essere tu storta?

Devi sempre polemizzare. Lo sai che di tanto in tanto bisogna fare il punto della situazione, soprattutto dopo quello che hai rischiato di passare.

Dici il periodo in cui non cambiavi l’acqua e non ci davi neppure da mangiare? Certe cose non si dimenticano, sai?

Esatto, Carassius. Hai rischiato di tornare al mare via scarico del bagno.

Non essere sciocca, non lo avresti mai fatto. Dentro questo acquario hai messo troppo, e hai pure qualche ideuccia, o sbaglio?

Non sbagli. Qualcosa c’è ma mi sono chiesta più volte se ne valesse davvero la pena, se non fosse diventato anche l’acquario un mero dovere, un peso più che un piacere.

Però io sono ancora qui.

Evidentemente.

Non essere troppo contenta, sai.

Sono abbastanza contenta, o non staremmo qui a parlare. E come puoi ben vedere, non solo ho cambiato l’acqua, ma ti ho dato qualcosina da mangiare. Certo, ho anche chiuso qualcosina: lo zoo e l’agenzia immobiliare. E i visitatori non si sono nemmeno accorti del pericolo che chiudesse tutta l’acquario. Niente male come organizzazione no?

Ottima pianificazione.

Non voglio sentire parlare di pianificazione, lo sai bene.

Eh eh, lo sai che sono molto smemorato. Sblurp.

Solo di facciata.

Mi sembra che sia tutta una facciata a questo punto. Pure tu, sei una facciata per le mie pinne.

E tu per le mie mani.

Touché, sblurp.

Desideri, paure

Io non voglio essere così.

Non voglio diventare una meschina creatura rosa dall’invidia.

Non voglio rimanere la grigia ragazza sbiadita.

Voglio liberarmi dalle redini da mulo.

Non voglio limitarmi a saltellare, ma voglio librarmi tra le nuvole guardare giù e provare un brivido di vertigine.

Voglio soddisfazioni, vittorie, anche piccole, riconoscimenti, amore e rispetto.

Voglio camminare senza nascondermi, guardare il mio riflesso e sorridermi.

Voglio essere fiera e lottare per qualcosa.

Voglio un angolo minuscolo su cui regnare, in cui rifugiarmi, in cui sognare o piangere.