Da piccolo aveva paura del buio, e anche ora che non poteva certo dirsi bambino quel timore continuava a tormentarlo. Era una paura del tutto legittima: il buio nasconde qualsiasi cosa, anche le ombre, annulla lo spazio, benda gli occhi e riempie il vuoto di suoni e sussurri.
Era stata sua mamma a rendere sopportabile quella fobia, regalandogli un lumino capace di illuminare gentilmente la stanza. Allora la notte si popolava di forme e di immagini in bianco e nero, veniva abitata da creature che non lo facevano mai sentire solo.
Ancora aveva bisogno di quella luce, anche se non doveva essere per forza reale. Bastava chiudere gli occhi e accendere una dopo l’altra centinaia di lucine, fiaccole e candele. Nella sua mente la notte diventava cielo stellato e il buio veniva squarciato con forza inaudita da mille lucciole impazzite.