Quella sera non si respirava per l’afa, l’aria era immobile, neppure i grilli avevano il coraggio di innalzare il loro canto. Elena aveva creato uno spiraglio lasciando la finestra mezza aperta in modo l’aria notturna la accarezzasse mentre dormiva. La notte era silenziosa e sembrava una pesante matrona avvolta in un pastrano nero e senza decorazioni. La vita sembrava essere stata sospesa per quelle ore.
Mentre Elena si rigirava in preda a qualche sogno turbolento, dalla fessura della finestra si insinuò una sottile macchia nera: prima si mise di lato, poi si torse, si appiattì, si espanse e infine cadde senza rumore sul pavimento della stanza, per scivolare silenziosa verso il letto. Dopo pochi secondi una seconda ombra si intrufolò nella stanza con un faticoso movimento e con una giravoltola finale che le permise di atterrare nella stanza. Non aveva fatto a tempo di togliersi che con una contorsione ne scese una terza.
Se Elena avesse visto quelle strane ombre muoversi, si sarebbe spaventata, probabilmente avrebbe aperto la luce, rischiarando la sua consueta camera da letto. Ma Elena stava dormendo, e le ombre erano, almeno per il momento sicure. Non sono pericolose le ombre della notte: non hanno un corpo, sono fatte di oscurità e non necessitano di un corpo per muoversi, ma si dissipano alle prime luci per lasciare spazio alle ombre del giorno.
Sono semplici spiriti che escono nelle notti senza luna e che vanno alla ricerca di anime vive e scintillanti da poter ammirare.