Davanti agli occhi, o forse dentro la sua testa, scorrevano lampi di colori, come un film impazzito che tentava di seguire il battito folle del cuore di un colibrì.
La fontana di una casa che non esisteva più gli bagnava le mani paffute e rosse per il freddo, ed era felice.
Una risata si spandeva per l’aria, forse un po’ troppo acuta, forse un po’ troppo rumorosa, ma non aveva problemi, non aveva confini.
Quel sorriso galleggiava sopra di lui, e si sentiva protetto.
I giochi vennero rimpazziati da libri, fogli, carte, penne. E scoprí nuovi mondi, alcuni affascinanti, altri terribili, alcuni spaventosamente reali, altri magicamente falsi. E sogno si confuse con realtà, realtà scivolò in immaginazione, e immaginazione spiegò le ali per raggiungere l’universo.
E c’era anche lei, il suo sorriso, le sue parole, la carne e il respiro. Lei era il sogno che si era svegliato al momento sbagliato, che aveva assaggiato la fiele del mondo credendo che fosse nettare. La delusione gli tolse il fiato.
Ma il film doveva continuare. Racchiuse l’amore per lei nel cuore, come i petali di una rosa racchiudono il proprio segreto, e vide scivolare via altri giganti e anche qualche nano.
Vide le vittorie e le sconfitte. Vide re umani e regni di api. Era tutto così veloce, tutto così confuso. Strinse le mani a mille persone senza volto, sorrise e pianse.
Per ogni vertebra vide una storia, per ogni respiro sentì una voce. E sperò di non vedere la fine di quella strana commedia.