“Ehilà Tit! O dovrei dire Davide? Non fai entrare due vecchi amici?”
Davide chiuse di scatto la porta. Era una persecuzione, gli sembrava chiaro.
“Oltre a essere un illustre informatico, sono anche un ottimo scassinatore. Aprici: qui si gela. E poi noi siamo i buoni, ricordi?”
Davide non resistette e aprì nuovamente la porta. Quanto era bello commettere gli stessi errori.
“I buoni, scherzi? Mi hai trasformato in un cumulo di bit! Mi hai usato come dinamite e buttato fuori da Ludiveritas come spazzatura senza pensarci due volte. E dovrei lasciarti entrare? Mai. E chi sarebbe la tua compagna? Androm&d482 vero? E come hai fatto a sapere dove abitavo?”
La ragazza sorrise: “Grazie per l’invito Davide: ti spieghiamo tutto dentro. L’umidità è un’assassina qui fuori”. Lo spinse da parte e si intrufolò nel salotto dove si accoccolò su una poltrona.
“Ti sei sistemato bene, vedo. Comunque il mio vero nome è Mary, e il qui presente è Vincenzo. Meglio Vince, ovviamente.
Vincenzo sbuffò: “Meglio Att$la936, decisamente più virile. Allora, da dove cominciare? Hai cercato di ricreare la tua cella nella realtà: ci vuole coraggio. Di questi tempi l’agricoltura viene sempre sottovalutata. Ammetto anche che ritrovare il tuo indirizzo non è stato semplicissimo. Solo semplice. Vedi, tutto nel web lascia…”
“…un segno. Lo so Vince. Cerca di non perderti nei tuoi stessi piani. Questa storia è durata fin troppo”.
“Calma Tit. Il tuo vecchio indirizzo era nei miei database, ovviamente. Grazie a Mary sono risalito all’agenzia immobiliare che si è occupata della cimpravendita, ne ho hackerato il sistema, e ho preso tutti i dati che ci mancavano. Ed eccoci qui. Contento?”
“Come un bambino a Natale”.
“Abbiamo una proposta per te. Ti assumiamo”.
“No, scordatelo”.
Vincenzo inalberò una faccia dispiaciuta. Di fisico non era molto simile a Att$la936, ma il carattere era decisamente lo stesso.
“Non sei una scheggia, vero? Penso tu l’abbia intuito: Mary e io stiamo insieme e lei è la co-fondatrice di Ludiveritas. Ha avuto una sbandata per quel porco, maledetto, infame…”
“…Luca. Lo hai conosciuto sotto il nome di Lep1do25” spiegò con un leggero imbarazzo Mary. “L’ho conosciuto a lavoro e l’ho coinvolto nel progetto, assieme a Cri, Serapis*3. Vince mi deve ancora perdonare del tutto. Ovviamente mi sono pentita quasi subito, ma tornare da Att$la936 avrebbe significato la morte del mio avatar”.
“Ti ho perdonata, non ti distruggerei mai. In ogni caso, la premiata ditta Lep1do25 & Serapis*3 hanno cominciato a voler prendere il controllo di Ludiveritas: i guadagni non sono mica male, sai? Nonostante la distruzione della loro base, però, la zona nera è ancora molto estesa. Ci servono giocatori puliti, come te. Stiamo creando un’alleanza per far fronte agli hacker, insomma. Che ti sembra? Vuoi essere dei nostri?”
“No”.
Il silenzio calò nella stanza. Venne rotto da Davide: “Sentite, ho una mia attività che richiede tutte le mie energie e il mio tempo. Non avrei tempo anche per Ludiveritas. Non voglio più diventare succube di un gioco. Come sta Founder01”.
Vincenzo si animò: “Ma non è un gioco, è molto di più. È un insegnamento. Avresti mai avuto il coraggio di fare tutto questo senza Ludiveritas? Anche una penna può essere usata per uccidere, ma non per questo è un’invenzione pericolosa. Aiutaci a far tornare Ludiveritas il mondo ideale Tit! Founder01 ti saluta: sta ancora ridendo per il botto che hai fatto”.
Davide lo guardò: “E in cambio?”.
Mary si mise a ridere: “Non è così stupido come pensi, Vince. In cambio noi ti aiutiamo con la tua attività. Siamo informatici provetti, il tuo nome sarà sulla bocca di tutti i ristoratori. Che ne dici? Ricomincerai a giocare?”
“Ci devo pensare”.
Vincenzo sembrò soddisfatto: “Sembra un passo in avanti. Facci sapere: basta che urli dalla finestra, perché abbiamo acquistato la fattoria affianco, dove ci verrà a farci compagnia anche il mio fratellone Gu. Ovviamente se vuoi allargare la produzione potremmo affittarti anche la nostra terra. Ma tutto ha un suo prezzo”.
Che gioco strano era diventata la sua vita, pensò Davide guardando i suoi amici che si allontanavano a piedi dopo averlo salutato.
FINE