Multiforme – Pt. 10

Una signora di solito non si abbassa a mandare un messaggio a un uomo come me, scapolo e senza moglie. Di solito agiscono in questo modo donne più giovani, ragazze che leggono troppi romanzi e che si illudono di poter vivere un amore travolgente. Per cui fui stupito quando vidi chi fosse Angela.

Ma procediamo con ordine. In primo luogo, chiesi una pulizia straordinaria della mia camera, per evitare che Annette si avventurasse in prima classe la sera dell’incontro. Pagai le sue informazioni su Paul con qualche bacio. Un prezzo molto economico, visto che la mia illetterata amica aveva capito che quasi tutti i libri presenti in stanza parlavano o di omicidi o di macelleria. Scontato per un proprietario di mattatoi, e curioso per un uomo che ha come fratello il nemico giurato degli omicidi. Per quanto riguardava i giornali, anche questi parlavano di omicidi e crimini. Me ne aveva portato qualcuno, che Paul aveva gettato nella spazzatura: erano casi che riportavano il nome del commissario McMiller. C’era qualcosa di strano in tutta quella vicenda.

“E ho scoperto anche qualcosa sulla tua amante?”

“Amante?”. Per un momento pensai che Annette sapesse davvero tutto, esattamente come Mary.

“Quella vecchia principessa”.

“Duchessa, vorrai dire”.

“Ma sì, hai capito. Siete tutti uguali voi nobili. Comunque, vuoi sapere o non ti interessa?”

“Mi interessa tutto quello che esce da quella bocca, mia dolce Annette”:

“Stupido, quando sbarcherai non ricorderai niente di quello che è successo in questa stanza, come tutti. In ogni caso, la duchessa è malata. Ho trovato una carta, una lettera che stava scrivendo. Non so se fosse una lettera in realtà, non iniziava con Caro o cara. Non ho capito quasi niente, se non che c’era un elenco di beni. E parlava di malattia che le divorava le viscere”.

E brava Annette. La duchessa Greville stava per lasciare il mondo terreno e, non potendosi portare le sue sostanze in quello celeste, le spartiva tra i viventi. Forse, lavorandoci anche una volta sbarcato, avrei potuto guadagnarci qualcosa.

“C’erano anche dei nomi. Pure quello di Paul”.

La cosa stava diventando complessa.

Il fabbricante di bambole – Pt. 10

Faber non aveva agito consciamente. Aveva solo cercato di superare un trauma, e quando si è accecati dal dolore e dalla rabbia si corre il pericolo di compiere dei gravi errori, delle enormi sciocchezze. E il fatto che questo gli avesse portato un lavoro soddisfacente e ben remunerato non era un aspetto da sottovalutare. Faber non si era preoccupato delle conseguenze, convinto che di conseguenze non ce ne fossero.

Quindi da vittima era diventato il responsabile della possibile scomparsa di Ipnia. Ancora non riusciva a capire. Se anche tutto quella follia fosse stata vera, e non una semplice creazione del suo carceriere, Nestor, allora perché non avvisarlo semplicemente? E se non era in un luogo fisico, che cosa era Ipnia? Un frutto della sua mente sconvolta?

Faber temeva di essere impazzito. Nestor sfruttava la pazzia di Faber per riequilibrare la ragione e la logica terrena con i voli senza senso su cui galleggiava il suo mondo. Se il suo piano non fosse funzionato, Ipnia sarebbe collassata, la terra di Faber non avrebbe avuto particolari conseguenze, ma alcune anime si sarebbero infrante come cristalli troppo deboli per una realtà senza fantasia.

Condominio n.132 – Pt 19

Le strade di Parasenia disegnano un labirinto intricato, in cui, però, sono stati cancellati i vicoli ciechi. Tutti, tranne uno, quello che portava al vecchio, basso, inefficiente Condominio n.132. Per questo la vedetta, cioè la signora De Pauris, riuscì a identificare immediatamente la macchina del comune, che era di un riconoscibile azzurro pallido, e diede prontamente l’allarme. Fu la signora Curiosità che, affacciandosi dalla porta, voltando il capo adorno di rossi ricci verso la tromba delle scale e facendo risuonare la sua poderosa voce da cantante lirica, a mettere sull’attenti l’intero condominio e innescare una reazione a catena.

Con sorprendente agilità, il signor Notaio sgambettò per strada, raggiunse il passaggio pedonale e, intravvista la macchina del comune, mise sul campo tutti i suoi anni. Strascicò il passo, curvò la schiena, lanciò un’occhiata di puro e sincero odio al malcapitato messo Nonso, che con pazienza aspettò quei dieci minuti buoni prima che l’anziano signore, “vecchiaccio” nella mente di Nonso, raggiungesse incolume l’altro lato della strada.

Intanto il signor Sotutto posizionò la sua macchina, “rottame ambulante arrugginito” l’avrebbe definito Nonso, proprio davanti al cancello, impedendo al messo sia l’accesso sia di raggiungere un campanello. A raggiungere Nonso furono invece i palloni dei ragazzi Riccio, che stavano casualmente giocando a calcio sul terrazzo dell’ultimo piano.

L’inquilino di quest’ultimo, il signor Rumori, stava intanto aiutando Mr e Miss Disappeared a portare i prodotti del loro pargolo alla finestra che dava sul giardino interno.

Nonso era riuscito finalmente a sopravvivere alle pallonate, a convincere un improvvisamente sordo e inesperto Sotutto a spostare la macchina e a guadagnare il cortile interno. Ma non scese subito dalla macchina. Sentiva, infatti, un rumore strano, secco e prolungato. Pensò a un guasto della macchina, ma quando spense il motore il rumore continuò. Scoprí, allora, che si trattava di un cane scuro come l’anima del diavolo che, guardandolo, ringhiava e sbavava, come se stesse già pregustando il suo spuntino.

“Ma abbaia!” Urlò Nonso. “Certo, non è mica un paguro” fece notare Calzoncini.

Nox non aveva la minima intenzione di morsicare nessuno, ma, si sa, i cani sono dei grandi attori. Quando Calzoncini lo richiamò, se ne andò scodinzolando. Odiava gli odori troppo forti.

E li avrebbe odiati anche il malcapitato Nonso.

Condominio n.132 – Pt 18

In poco tempo tutto il condomonio era stato mobilitato, ricattato, costretto ad aderire all’impresa disegnata da Notaio e Sotutto. Dal Calzoncini alla signora Curiosità, nessuno era stato lasciato da parte, tranne ovviamente l’appartamento vuoto al primo piano, utile in caso di occultamento di messo comunale.

Ma se il condominio, per quanto datato, dava prova di un impressionante e infallibile coordinamento, il comune reagì molto lentamente. Dopo le proteste del messo, ci misero qualche mese a realizzare che l’avviso non era stato consegnato ai condomini e altre lunghe settimane per organizzare l’invio di un nuovo messo. La scelta della vittima da inviare a quel condominio fu ostacolata dalle voci che giravano: storie di viecchietti con camicie di legno, belve assetate di sangue e bambini pestiferi.

Alla fine la decisione cadde sul nuovo arrivato, Nonso, che si ritrovò fra le mani una busta gialla, un indirizzo e l’ordine di non riportare indietro quella missiva.

L’ora dei conti era arrivata.

Condominio n.132 – Pt 17

La famiglia Disappeared era la dirimpettaia di Rumori e aveva il vizio di scomparire per lunghi mesi. Ignoto era il lavoro dei coniugi, noti i pianti del pargolo che non apprezzava milto le trasferte, tanto da urlare dal momento in cui oltrepassava la soglia di casa. Ma i pannolini, pensò Sotutto, sarebbero stati fondamentali armi del piano.

“Che piacere vedervi. Già di ritorno?”

In realtà a intervenire non fu Mr ma Miss Disappeared, l’unica a parlare non a monosillabi.

“Appena tornati. Il tempo fugge. Ci sono problemi?”

“No” disse il signor Rumori. “Certo” ribatté Sotutto. “Siete pronti a trasferirvi?”

Miss Disappeared lo guardò accigliata: “certo che no, con un bimbo piccolo” disse indicando il pargolo che guardava curioso quello strano quadretto.

“Allora ci servirà anche il suo aiuto. Non si preoccupi, nulla di tragico. E lei, signor Rumori, con la sua terrazza ci permetterà di raggiungere l’obiettivo. E si ricordi” aggiunse minaccioso “se non ci apre, le lascerò i proiettili del pargolo davanti casa”.

E tutto contento, girò i tacchi e intraprese la discesa urlando: “buona serata, messeri! L’avventura inizia!”.

Condominio n.132 – Pt 15

Il signor Ingegnere si diresse verso l’appartamento della Famiglia. Non aveva particolari rapporti con questi condomini, loro non lo disturbavano e lui non disturbava loro, regola base della convivenza civile. Per questo la signora Riccio rimase un po’ stupida nel trovarsi l’Ingegnere in attesa sullo zerbino. Con la scusa di dover tornare a lavoro, lo affidò al marito e con eleganza abbandonò la fortezza.

“I figli?” Si informò per educazione Ingegnere prima di passare all’attacco.

“Dai nonni. Sa, hanno un giardino, così abbiamo qualche possibilità di non cambiare di nuovo i mobili di casa” rispose il signor Riccio.

“A proposito. Ai ragazzi piace giocare a calcio?”

Il padre lo guardò con un po’ di apprensione. Già erano arrivate delle lamentele per l’esuberanza dei figli, ma non poteva certo chiudere a chiave dei bambini.

“Sì, come ogni ragazzino”.

“Perfetto, allora è fatta, siete nella truppa”.

Il signor Riccio non capì esattamente cosa fosse successo, ma sorrise e si congedò da signor Ingegnere.

Qualche gradino sopra, al signor Sotutto non stava andando così bene.

Condominio n.132 – Pt 14

“Signor Ingegnere, che piacere vederla. Ha piani di ristrutturazione per queste vecchie mura?” Esordì il signor Sotutto con un sorrisetto sulle labbra. Era stato il vecchietto, infatti, il maggior oppositore nei piani di gloria riformatrice di Ingegnere.

“Se avessimo fatto i lavori da me suggeriti” rispose Ingegnere “il comune non ci intimerebbe lo sfratto”.

“Dubito che lei voglia vivere in un mega condominio all’ultima moda, ma pieno di vicini. E se si trovasse accerchiato da persone come i suoi amici del piano di sopra?” Il signor Sotutto faceva riferimento proprio all’ultimo piano. Ingegnere era, infatti, il massimo esponente della lotta contro gli inquilini dell’attico. E ne aveva una qualche ragione. Si era ritrovato prima la casa appena ristrutturata colma d’acqua a causa di una perdita incontrallata proveninete dai suoi vicini, e poi era rimasto vittima di notti insonni dovute ai numerosi festini che si tenevano sempre all’ultimo piano.

“Non mi piace chiedere aiuto a…quelli” borbottò il signor Ingegnere.

“Nemmeno a me” fece notare Sotutto “ma dobbiamo. O il piano non funzionerebbe. E poi non ci sono più gli inquilini che le hanno demolito il sistema nervoso. Lei avvisi Famiglia e io salgo dagli scappati di casa”.

Rassegnato Ingegnere chiuse la porta e seguì le indicazioni di Sotutto.

Condominio n.132 – Pt 13

L’ultimo piano del condominio era occupato da un attico, definito “un buco” dalla signora De Pauris, di proprietà di “brutte persone” secondo il signor Notaio, arroccato in un punto del tutto inaccessibile per la signora Curiosità. Tutti avevano un’opinione in merito, tranne ovviamente Calzoncini che tendeva a non immischiarsi nei fatti altrui. Per ora nessuno dell’ultimo piano gli aveva ribadito le proprietà canine di Nox.

Fu mandato in avanscoperta il signor Sotutto, ufficialmente per sottrarlo alle sue malinconie, di fatto perché nessuno aveva voglia, forza e coraggio per affrontare le scale e gli inquilini dell’attico.

Di forza, voglia e coraggio difettava anche il signor Sotutto che decise di fermarsi dallo stimato signor Ingegnere, che si trovava a metà strada. Anche Ingegnere tendeva a non lasciarsi coinvolgere, dopo che gli era stato bocciato il piano di Ristrutturazione Massiccia e Totale del condominio, ma di fronte alla prospettiva di uno sfratto, si rassegnò a far entrare il signor Sotutto.